Nell’aria c’è profumo di neve

Mentre attendete un nuovo podcast audio targato “la voce della torcida” vi racconterò dell’ultima partita giocata dalla Kamunia paranoika. Venerdì scorso nel mezzo di un inconsueto tepore serale per Malegno e la Vallecamonica intera e sotto una pioggerellina che non infastidiva ne i giocatori ne gli spettatori ho assistito all’ultima partita della KP, un match sentito da molti giocatori, perchè la sfidante era il Pisogne, cittadina dove è cresciuta e ha giocato per anni la Kamunia fino al recentissimo trasferimento a Malegno.


La gara è subito gradevole, i nostri passano subito in vantaggio, il primo gol galvanizza la squadra, giocano come fossero i campioni dell’universo e un paio di pali ci negano altre reti, dura poco purtroppo, il Pisogne si risveglia, ha un paio di giocatori che possono fare la differenza, e la fanno, pareggiano e passano in vantaggio, in campo si vedono cose buone e i soliti errori difensivi che ci costano lo
svantaggio. Ora apro una parentesi letteraria che potrebbe sembrare non centrare nulla con la partita, ma non è così, perchè tempo fa consigliai un gioco più old school ovvero il classico catenaccio all’Italiana, palla lunga e pedalare, chiaramente capisco che qualcuno non sia d’accordo, siamo qui per divertirci, vogliamo costruire il gioco anche se non ne siamo capaci, vogliamo divertirci, ma tornando all’intermezzo letterario: da poco ho finito il libro di Luca Pisapia “l’ultimo Hombre vertical” la biografia su Gigi Riva, oddio biografia è molto riduttivo, è più un libro di storia socio-politica degli anni 60 che ruota intorno al mondo del calcio di quegli anni, con Riva come simbolo dell’eroica resistenza al calcio moderno, ora entro nel paragrafo che mi ha portato al pensiero precendente, quando lo scrittore Pisapia paragonava il gioco della nazionale italiana, ovvero il classico catenaccio e poi contropiede alla resistenza dei vietcong
all’invasore statunitense durante la guerra del Vietnam, guerriglia, mordi e fuggi, difendi le posizioni, difendi il territorio e attacchi di sorpresa…decisamente lo scrittore riesce ad esprimere in modo più
romantico ed eroico quello che avevo affermato io, chiusa parentesi letteraria. Nel mentre ero preso da queste divagazioni il Pisogne segna altri 3 gol, siamo 4 a 1, il portiere con delle grandi parate fa in modo
che non sia un punteggio tennistico, dagli spalti chiediamo ancora un gol ai nostri Paranoici, la rete arriva e si conclude la partita sotto la pioggerellina, l’aria profuma di neve.

Ragione e sentimento

Quella di una sonora sconfitta (2-12) della K*P in una fredda serata novembrina in media valle Camonica, con pochi gradi e meno gente per strada, sembrerebbe dover essere una storia dalle tinte cupe, triste e scoraggiante.  Invece solo in parte la prestazione di ieri può essere descritta in questo modo: la squadra dalla stella rossa sul petto infatti parte con grinta e determinazione nei primi minuti di partita. Gli avversari (Breno) sono primi in classifica: una squadra giovane e dinamica ma allo stesso tempo solida e con esperienza. La K*P affronta in questo campionato una delle sue cicliche rifondazioni della formazione con innesti nuovi e promettenti, pagando lo scotto di una minore esperienza e di un evidente minor rodaggio. Dopo un quarto d’ora giocato ad alti ritmi le due squadre si trovano sull’1-1 grazie ad una pennellata su punizione del nostro neocapitano vecchiagloria ed una bella azione in velocità degli avversari. A questo punto però, una serie di sviste paranoike ed un aumento del ritmo del Breno, creano un break di 3 gol in favore degli avversari in una manciata di minuti. Cose che capitano sui piccoli e veloci campi del CSI, niente di cui preoccuparsi eccessivamente visto che con ordine, gambe ed un po’ di fortuna la partita potrebbe ancora essere rimessa in carreggiata. Ma è in questo momento che nella testa dei nostri si apre una voragine oscura nella quale la squadra sprofonda. Nervosismo, frustrazione, stanchezza e confusione prendono il sopravvento: velleitarie iniziative personali si alternano a gravi leggerezze difensive ed il divario si fa sempre più pesante. Il primo tempo finisce sul 1-7.

Giotheboy

Mister Beppe usa la pausa per fare un po’ di cambi e cercare di ridare un freschezza di gambe (ma soprattutto di idee) alla K*P. Forse avrebbe anche potuto funzionare ma il secondo tempo si apre con un gol fortunoso degli avversari da centro campo sul calcio d’inizio che accorcia ulteriormente le gambe alle speranze di rimonta ed appesantisce gli animi in campo. Il copione del secondo tempo è scontato e ripetitivo con qualche guizzo solitario dei nostri che a tratti dimostrano quale sia la loro reale qualità. Da uno di questi guizzi matura il secondo gol del nostro Sulley (bentornato!) e qualche altra azione pericolosa che fa gemere una Torcida all’altezza della squadra.

In conclusione si può certo affermare che quella di ieri non sia stata una prestazione positiva ma è altrettanto certo ed evidente che questa squadra ha le qualità  che servono per giocarsela con tutti: deve solo imparare a sfruttarle con continuità, metodo e costanza. Buon lavoro mister!

K*P e vuvuzelas (o come cazzo si scrive…)

Malegno è un ridente paesino che si trova esattamente nel centro della Valcamonica, qualcuno credo si è preso la briga di misurare, come tutti i paesini ha degli abitanti, un sindaco, qualche negozietto, tanti bar, e un campo da calcio dove i giovani giocano al fusbal, quest’anno la KP ha trovato casa proprio su questo campo, e quale posto migliore se non il paese che si trova proprio al centro della valle, il luogo ideale per una squadra che non rappresenta un paese ma più un idea, l’idea dello sport popolare, lo sport che aggrega da Edolo a Pisogne.

Abbiamo tralasciato la partita di inaugurazione di due settimane fa, per un semplice motivo; abbiamo perso pesantemente, tra l’altro nella serata in cui il nostro mister compiva gli anni, tanti anni quasi quanti gol abbiamo subito quella sera, ma non voglio rimembrare sconfitte e mi soffermerò sul terzo tempo; a pochi passi dal campo di gioco si trova il circolo ARCI “sul palco”, i nostri amici e compagni Malegnesi si sono offerti di lasciarci il circolo dove poter come nel caso dell’ultimo evento affogare i dispiaceri della sconfitta in una pastasciuttata e un boccale di birra, e in quel caso festeggiare il nostro mister.

Veniamo al calcio giocato, questa sera in campo contro la Cetese, quindi la squadra di Ceto, proprio Ceto il paese dove vivo io, il mio cuore dovrebbe dividersi in due, ma chissenefrega..tra l’altro vengo disconosciuta dai supporter avversari che si trovavano sugli spalti, sì perchè avevano un nutrito numero di persone al seguito; mamme, cugini, zii e vuvuzele fastidiose, vengo disconosciuta perchè vivo in una frazione di Ceto, la stessa frazione in cui giocano loro. La partita è densa di emozioni perchè la Kamunia parte bene e passa in vantaggio, i Paranoici frizzantini, ci sono buone individualità che però non vengono messe al servizio della squadra, è una squadra più anarchica che operaia, forse è un bene, forse è un male, qualcuno dietro di me afferma; “siamo sempre stati così, è il tratto che da sempre contraddistingue la KP, la mamma ci ha fatto così”, fatto sta che la Cetese segna più gol di noi, e secondo il regolamento CSI vince chi fa più gol, siamo felici così e questo non compromette la voglia di festeggiare e dedicarci al terzo tempo, ci rechiamo al circolino, entrando nel mezzo della saletta buia intravediamo in terra una fisarmonica, lasciata da chissà chi, forse un messaggio da decifrare, nonostante nessuno sappia maneggiarla la suoniamo, ottenendo gli stessi risultati che otteniamo sul campo di gioco.