Archivi tag: manifestazione

ANCORA DAL BRASILE

1013053_532867390106132_388080332_n

seconda cronaca di manifestazione e cose strane

 

appuntamento a casa di un amico per poi andare insieme alla manifestazione. cammino e penso a tutte le cose lette, viste, commentate la notte precedente.

penso a frasi ascoltate di recente e rabbrividisco (“sarebbe meglio per i manifestanti riconoscersi vestendo la banidiera del brasile, cercando di avanzare marciando in file ordinate”), e penso a come molte impotesi che mi sembravano lontane cominciano ricevere varie conferme (penso all’ipotesi di un golpe ed a un amico che mi fa notare che Lazaro, un morador de rua che incontriamo ogni giorno, sembra sparito).

brivido.

immersa nei miei pensieri alzo distrattamente lo sguardo e rabbrividisco per la terza volta trovandomi costretta a passare a lato di un plotone di polizia tipo choque (si, il nome dice tutto). presto attenzione e comincio a vedere PM ovunque. vari elicotteri continuano a sorvolare la città.

mi ritrovo con amici e ci dirigiamo verso la manifestazione. cerco di prestare attenzione a qualsiasi dettaglio dei manifestanti che mi circondano: che bandiere hanno? cosa c’è scritto sui cartelli? cosa cantano?

ok, sono nel posto giusto (molti sono stati i falsi eventi creati da un falso MPL, molti sono stati i casi di infiltrati di estrema destra).

partiamo. direzione uno dei piu grandi shopping della città, tentando di bloccare una delle strade che portano all’arena. sono un po’ scettica rispetto a questo percorso, mi sembra un ripiego, scelto forse per non dover avere un confronto diretto con la polizia: è tardi per bloccare l’affluenza allo stadio, al massimo creeremo un po’ di traffico in più per quelli che tornano dopo la partita. ma tutto bene.

camminata sfiancante, molto rapida. molto tranquilla. riceviamo notizie del secondo gruppo di manifestanti che sta iniziando a mangiare peperocino dall’altra parte della città. la polizia sarà tutta li.

arriviamo, finalmente. due ore di camminata, più per stanchezza che per scelta tecnica. stiamo morendo di fame, cibo che esce da zaini magici e battute scherzose sul fatto che la manifestazione si sia trasformata in pic-nic. fuochi artificiali, musica. molto tranquillo. io e due amici decidiamo di fare un giro, poca, poca polizia. mi guado intorno. un’esplosione, penso a un fuoco artificiale. poi vedo persone che corrono. e capisco dove si nascondeva tutta la polizia. molti corrono. decidiamo di stare fermi, sono abbastanza lontani e l’obiettivo della polizia era liberare l’altro lato della strada. scelta errata. seguo la parabola di una bomba che cade esattamente nel centro della manifestazione. corri.

lo shopping center inizia a chiudere tutto, siamo schiacciati contro il muro senza via di fuga. cominciamo a correre costeggiandolo, le bombe sempre piu vicine. arriviamo al parcheggio, molti entrano. “se iniziano con le bombe nel parcheggio siamo morti”. proseguiamo ed entriamo in una stradina. riusciamo ad incontrarci con l’altra parte di amici. non mi piacciono i luoghi stretti. seguiamo per la stradina ed arriviamo ad un  parcheggio dietro lo shopping. ci fermiamo e pensiamo cosa fare. tornare la ora è impossibile, diamo un tempo. sulle teste vari elicotteri con acceso quel faro che fino ad ora avevo visto solo in batman.

una ragazza arriva correndo, seguita da un gruppo “stanno tirando bombe e salendo la strada”. cerchiamo di non farci prendere dal panico e aspettiamo. la conferma appare da dietro l’angolo e cominciamo a correre.

ci stanno inseguendo. corri. alla fine della strada un altro gruppo di PM. corri.

un bivio, entriamo in un bar per rifugiarci e chiedere informazioni. dopo un po’ che sto parlando con il cameriere, lui si ferma “sei di sao paulo?” “no, italiana” “hai visto la partita?” “no, ero in manifestazione. com’è andata?” “abbiamo vinto. ma tu sei italiana e vieni qui a lottare per il brasilie?” rido. “il brasile è l’italia e molte altre parti del mondo”.

 

IL 6 DICEMBRE A BRESCIA (cronaca di una giornata in piazza)

Il sei Dicembre 2012 in ogni città italiana prosegue il percorso di lotte sorto dall’indignazione di migliaia di studenti in tutt’Italia.


Il sei Dicembre 2012, ancora una volta, decido di scendere in città per manifestare il mio assoluto dissenso nei confronti di un sistema nazionale che, troppo impegnato a sostenere opere pubbliche inutili, spese militari e vomitevoli stipendi di funzionari pubblici, non si interessa dell’istruzione, del futuro e della cultura di un’intera generazione. Sono le sei e cinquantacinque, salgo sul treno di Valle Camonica. Terza Carrozza.
Mi aspetta una lunga giornata ma le tre ore complessive di treno non mi spaventano.
Incontro alcuni compagni e grazie a qualche chiacchierata in allegria le otto e venticinque arrivano velocemente. Scendo dal treno e intraprendo il solito percorso fino a Piazza Garibaldi, luogo di ritrovo della manifestazione. Con un certo stupore mi accorgo che il numero complessivo di persone presenti è inferiore rispetto alla precedente manifestazione; mi ricredo quando vedo un centinaio di liceali della zona raggiungerci.
Il ritrovo iniziale durante ogni manifestazione è sempre un momento piacevole; si salutano i compagni, si organizzano le idee e ci si scambia opinioni.
Noto con piacere che oltre ad un gran numero di studenti è presente un gruppo di compagni più anziani.
Vedere due generazioni differenti manifestare insieme è sempre una grande soddisfazione; dimostra che le lotte studentesche, per quanto siano snobbate dall’opinione pubblica,  non sono solo importanti per gli studenti, ma sono altresì importanti per tutti coloro che vogliono credere nei giovani che rappresentano il futuro di questa nazione.
Realizzo con altrettanto entusiasmo che anche la componente giovanissima è presente, ed è decisa quanto gli altri. Mi colpisce particolarmente una ragazza vista ad ogni manifestazione: Quindici anni di energia ed entusiasmo allo stato puro. Parlare con lei prima di ogni corteo è sempre motivante e piacevole.
Sono le nove e quarantacinque. Un po’ in ritardo rispetto alle previsioni si parte.
L’obbiettivo della giornata è quello di raggiungere il provveditorato per rivendicare il milione e mezzo destinato agli studenti bresciani ma mai arrivato.
Sono ancora vividi nella mente di tutti i ricordi delle azioni violente della polizia il quattordici Novembre; Manganellate sul futuro, calci addosso alla cultura e percosse contro gli ideali.
Questa volta non ci stiamo; Ci organizziamo con scudi di cartone sui quali sono rappresentati titoli di alcuni famosi libri (I famigerati “book block”) e molti di noi si sono portati i caschi del motorino da casa.
La camminata si prospetta lunga, Monpiano è molto lontano.
Facciamo tappa dopo qualche centinaio di metri al “Liceo Calini”, istituto recentemente occupato che sta intraprendendo un percorso di autogestione. Invitiamo gli studenti a svuotare le aule e ad unirsi a noi in strada; qualcuno ci segue, la maggior parte resta a scuola. Alcuni insegnanti si affacciano alle finestre e ci lanciano occhiate di disgusto e disprezzo, anche se gli obbiettivi che vogliamo raggiungere sono anche di loro interesse. Mi chiedo a cosa sia dovuto un atteggiamento di questo tipo. Penso ad una famosa frase di Marie von Ebner-Eschenbac, nota nobildonna scrittrice austriaca: “Gli schiavi felici sono i nemici più agguerriti della libertà”. Scrisse questa frase nel tardo ottocento “dall’altra parte della barricata”, ma quanto aveva ragione?
Proseguiamo il corteo. La tappa successiva è presso l’Aler dove le istituzioni hanno pensato di “tutelare l’ordine pubblico” predisponendo all’entrata una decina di agenti in assetto antisommossa. Temono evidentemente un nostro tentativo di occupazione. Sanno che siamo gli unici veramente vicini al problema degli sfollati, sanno che siamo gli unici a mobilitarci seriamente cercando di risolvere il problema (Hotel Sirio Occupato) e sanno anche che non permetteremo che a fine Gennaio si verifichino nuovi sfratti (già previsti). Facciamo presente agli individui presenti tutto ciò e proseguiamo il corteo.
Prima di raggiungere il provveditorato cerchiamo di spingere a mobilitarsi anche gli studenti della facoltà di Ingegneria in Via Brande, facendoci sentire dalla strada. In pochi si aggregano.

Ci avviciniamo all’obbiettivo. Pur mantenendo una linea pacifica alziamo gli scudi, mettiamo i caschi e formiamo i cordoni, considerando l’attitudine violenta dimostrata in più contesti dalle forze dell’ordine bresciane. Arriviamo nei pressi del provveditorato. Nonostante fosse stato stabilito che il corteo sarebbe terminato al cortile dinnanzi all’edificio le forze di polizia ci bloccano. Non ci sono scontri, ma la situazione è piatta. Il pensiero della maggior parte di noi è quello di non accettare nessun tipo di delegazione, ma di fare dietro-front. Torniamo al centro storico, ci dileguiamo.
Si conclude così un altro giorno di lotta nel contesto bresciano, un giorno che porta con se i suoi aspetti positivi ed alcune piccole amarezze.  Ora più che mai è importante portare avanti nuovamente un percorso di lotte e di sensibilizzare tutti su questi temi fondamentali per la collettività.

Ugo

#14N La mia vita in un giorno di lotta

Dalle finestre della mia camera in affitto filtra la luce flebile di un cielo mattutino decisamente uggioso,  apro la finestra e l’aria, pregna di umidità e pioggia, mi fa prendere coscienza che oggi c’è proprio un tempo schifoso. Io non sopporto le nuvole di mattina: fanno cominciare già di merda una giornata che di merda sarà già di suo. Chiaramente le nuvole sono solo un corollario: la mia serotonina è già in difetto comunque,  a prescindere dai colori di ciò che mi sta sopra. Solo una donna  può farmi tornare il sorriso nei miei momenti  costantemente in down , non una qualsiasi ma soltanto Lei, solo i suoi occhi, solo le sue labbra. Bagno il mio viso con acqua fredda, e intanto la mia coinquilina sta bussando e in questo mentre mi sta tirando una splendida filippica sulla mia necessaria e obbligata presenza  al progress test(un test  di 6 ore che non conta una beata fava, che non ha nessuno scopo e nessun significato). Odio gli obblighi. Odio i test. Oggi è il 14 novembre, è un giorno di mobilitazione, sacrifico me stesso e  scendo in piazza per dire che questa società mi sta un po’ stretta. Ho ancora la capacità di sognare, ho ancora la voglia di sperare, non imparerò mai a obbedire a nessuno, se non alla mia ragione, punto di partenza: Piazza Garibaldi, punto di arrivo: infinito. Le manifestazioni  possono essere vuote, a volte sono piene, possono bloccare merci, possono scalfire l’indifferenza, ma rimangono comunque e  sempre delle tappe lungo un viaggio: c’è sempre un prima, e un durante  ma soprattutto un dopo. Si lanciano sassi rompendo vetrine, ma da quegli spiragli di luce che stiamo aprendo, prima o poi, è meglio che ci entriamo.  Prendo posto sulla filo che mi porterà in stazione, e intanto incrocio le dita sperando che non salga nessun controllore: ho lo stesso biglietto da un paio di mesi. Ma non è il fatto  che non voglio pagarlo, è che mi sta sulle palle tutto ‘ste usaegetta di carta. Speriamo comunque che non ci sia perché sennò : “vagli a spiegare te a quello la tua morale filoambientalista”.  Passiamo di fronte allo stabilimento Iveco e qui gli operai sono già in fermento e occupano la strada. Intanto i miei pensieri corrono veloci, e senza sosta e tornano alla decisione di scendere in piazza. La Grecia, la Spagna, L’Italia, il Portogallo in recessione schiacciate dall’austerità, migliaia di persone che perdono il posto di lavoro, altre migliaia non lo trovano. Stipendi da fame costringono persone a vite misere e a imbottirsi di ansiolitici. La sanità pubblica sta per essere distrutta, il diritto allo studio è un miraggio, la pensione e  la casa pure. Il capitale ha fatto di sua proprietà anche l’esistenza delle persone, e  Omnia Sunt Communia è ancora una frase rimasta in latino. La possibilità di fare quello che ami è stata cancellata, e della felicità ormai non se ne parla più da un pezzo.  Da una parte ci sta il diritto alla vita dall’altra il debito. Lo Stato ha scelto il debito.  La Troika ci detta legge, noi scriviamo la storia. Non sono un’economista e non parlo di spread, del loro debito non mi frega un emerita minchia, amo la vita, conosco e pretendo i miei diritti, e odio chi non li rispetta. In una società conflittuale se provi amore fai una cazzata, e l’odio mi possiede in ogni momento, ogni tanto mi drogo per riuscire a sopportarlo(solo droghe legali ndr), ma non voglio che se ne vada,  voglio che scenda con me in qualsiasi piazza andrò, voglio che mi accompagni in tutti i rabbiosi giorni della mia vita. Merda, scusate, divago sempre. Bè lasciate perdere perché intanto il corteo avanza già, le due casse del Magazzino 47 pompano  “Banditi nella sala” a tutto volume, noi camminiamo, io e tantissima gente, e siamo circondati da un fortissimo e piacevole odore di erba, e intanto  qualche sporadica maschera di Guy Fawkes mi sorride. La musica viene interrotta all’improvviso per dare l’annuncio di tre compagni arrestati con l’accusa di blocco stradale, e che verranno processati domani mattina per direttissima, cori e fischi si alzano, due parole sole scandite musicalmente dalla voce di tutti: liberi tutti. Il corteo non si ferma,  si dirige verso la stazione sperando di riuscire a entrarci e saltare su quei cazzo di binari. Alle porte la celere ci accoglie calorosamente  con pesanti manganellate, minorenni tranquillamente pestati, gente portata all’ospedale. E loro superuomini con le narici piene di ccocaina che non hanno altra abilità nella vita che dire sissisignoremipiaceleccareilculo saranno ancora fieri, stasera, di guardare i loro figli negli occhi? Ma soprattutto i loro figli ne saranno mai capaci?

La manifestazione finirà in Piazza Loggia, ci stiamo dirigendo lì, eccola nella sua imponenza, elegante nella sua sobrietà, ci ammonisce sempre di non dimenticare il 28 maggio. La testa del corteo non si ferma però, qualcuno vuole proseguire, in via San Faustino tante persone continuano a camminare verso un meta ancora non chiara nella testa dei più, Kollettivo studenti in lotta e Collettivo Universitario Autonomo  invece sanno bene dove andare, e l’ ex Hotel Sirio si palesa in via Battaglie. Tra Applausi e fumogeni  lo stabile inutilizzato da 8 anni viene occupato, e ridato alla comunità. Qui, con un occupazione e riappropriazione di una futura abitazione per il popolo, termina la piccola e grande storia di un giorno di lotta. Noi,  Studenti e studentesse, e operai  insieme abbiamo rubato un soffio di vita alla nostra noiosa merdosa quotidianità sfruttata provando a gettare il seme per creare qualche cosa di diverso,  di nuovo, in cui i protagonisti siamo noi, nostre sono le decisioni, nostre e di nessun altro le vite che vivremo.  Il sole sta spuntando, le nuvole stanno scappando e io intanto continuo a baciare, Lei.

[ringraizamo del contributo il nostro creativo M.P.]