IL 6 DICEMBRE A BRESCIA (cronaca di una giornata in piazza)

Il sei Dicembre 2012 in ogni città italiana prosegue il percorso di lotte sorto dall’indignazione di migliaia di studenti in tutt’Italia.


Il sei Dicembre 2012, ancora una volta, decido di scendere in città per manifestare il mio assoluto dissenso nei confronti di un sistema nazionale che, troppo impegnato a sostenere opere pubbliche inutili, spese militari e vomitevoli stipendi di funzionari pubblici, non si interessa dell’istruzione, del futuro e della cultura di un’intera generazione. Sono le sei e cinquantacinque, salgo sul treno di Valle Camonica. Terza Carrozza.
Mi aspetta una lunga giornata ma le tre ore complessive di treno non mi spaventano.
Incontro alcuni compagni e grazie a qualche chiacchierata in allegria le otto e venticinque arrivano velocemente. Scendo dal treno e intraprendo il solito percorso fino a Piazza Garibaldi, luogo di ritrovo della manifestazione. Con un certo stupore mi accorgo che il numero complessivo di persone presenti è inferiore rispetto alla precedente manifestazione; mi ricredo quando vedo un centinaio di liceali della zona raggiungerci.
Il ritrovo iniziale durante ogni manifestazione è sempre un momento piacevole; si salutano i compagni, si organizzano le idee e ci si scambia opinioni.
Noto con piacere che oltre ad un gran numero di studenti è presente un gruppo di compagni più anziani.
Vedere due generazioni differenti manifestare insieme è sempre una grande soddisfazione; dimostra che le lotte studentesche, per quanto siano snobbate dall’opinione pubblica,  non sono solo importanti per gli studenti, ma sono altresì importanti per tutti coloro che vogliono credere nei giovani che rappresentano il futuro di questa nazione.
Realizzo con altrettanto entusiasmo che anche la componente giovanissima è presente, ed è decisa quanto gli altri. Mi colpisce particolarmente una ragazza vista ad ogni manifestazione: Quindici anni di energia ed entusiasmo allo stato puro. Parlare con lei prima di ogni corteo è sempre motivante e piacevole.
Sono le nove e quarantacinque. Un po’ in ritardo rispetto alle previsioni si parte.
L’obbiettivo della giornata è quello di raggiungere il provveditorato per rivendicare il milione e mezzo destinato agli studenti bresciani ma mai arrivato.
Sono ancora vividi nella mente di tutti i ricordi delle azioni violente della polizia il quattordici Novembre; Manganellate sul futuro, calci addosso alla cultura e percosse contro gli ideali.
Questa volta non ci stiamo; Ci organizziamo con scudi di cartone sui quali sono rappresentati titoli di alcuni famosi libri (I famigerati “book block”) e molti di noi si sono portati i caschi del motorino da casa.
La camminata si prospetta lunga, Monpiano è molto lontano.
Facciamo tappa dopo qualche centinaio di metri al “Liceo Calini”, istituto recentemente occupato che sta intraprendendo un percorso di autogestione. Invitiamo gli studenti a svuotare le aule e ad unirsi a noi in strada; qualcuno ci segue, la maggior parte resta a scuola. Alcuni insegnanti si affacciano alle finestre e ci lanciano occhiate di disgusto e disprezzo, anche se gli obbiettivi che vogliamo raggiungere sono anche di loro interesse. Mi chiedo a cosa sia dovuto un atteggiamento di questo tipo. Penso ad una famosa frase di Marie von Ebner-Eschenbac, nota nobildonna scrittrice austriaca: “Gli schiavi felici sono i nemici più agguerriti della libertà”. Scrisse questa frase nel tardo ottocento “dall’altra parte della barricata”, ma quanto aveva ragione?
Proseguiamo il corteo. La tappa successiva è presso l’Aler dove le istituzioni hanno pensato di “tutelare l’ordine pubblico” predisponendo all’entrata una decina di agenti in assetto antisommossa. Temono evidentemente un nostro tentativo di occupazione. Sanno che siamo gli unici veramente vicini al problema degli sfollati, sanno che siamo gli unici a mobilitarci seriamente cercando di risolvere il problema (Hotel Sirio Occupato) e sanno anche che non permetteremo che a fine Gennaio si verifichino nuovi sfratti (già previsti). Facciamo presente agli individui presenti tutto ciò e proseguiamo il corteo.
Prima di raggiungere il provveditorato cerchiamo di spingere a mobilitarsi anche gli studenti della facoltà di Ingegneria in Via Brande, facendoci sentire dalla strada. In pochi si aggregano.

Ci avviciniamo all’obbiettivo. Pur mantenendo una linea pacifica alziamo gli scudi, mettiamo i caschi e formiamo i cordoni, considerando l’attitudine violenta dimostrata in più contesti dalle forze dell’ordine bresciane. Arriviamo nei pressi del provveditorato. Nonostante fosse stato stabilito che il corteo sarebbe terminato al cortile dinnanzi all’edificio le forze di polizia ci bloccano. Non ci sono scontri, ma la situazione è piatta. Il pensiero della maggior parte di noi è quello di non accettare nessun tipo di delegazione, ma di fare dietro-front. Torniamo al centro storico, ci dileguiamo.
Si conclude così un altro giorno di lotta nel contesto bresciano, un giorno che porta con se i suoi aspetti positivi ed alcune piccole amarezze.  Ora più che mai è importante portare avanti nuovamente un percorso di lotte e di sensibilizzare tutti su questi temi fondamentali per la collettività.

Ugo

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