Archivi categoria: La Kamunia odia la lega

parole di odio in libertà per chi davvero se le merita

SI FOTTA LA COPPA

[Pubblichiamo il contributo di un’inviata della Paranoika a Salvador de Bahia (Brasile) dove in queste ore si stanno svolgendo duri scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, e dove, domani, dovrebbe svolgersi la partita di Confederations Cup Brasile – Italia]

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torno ora a casa, dopo essere stata “imprigionata” in un palazzo dentro in quale una ragazza ci ha fatto rifugiare.

manifestazione partita tranquilla, direzione stadio (all’interno del quale alle 7 c’era la partita). faccia a faccia con la polizia, cori per passare. la polizia arretra sotto la spinta delle prime file, sembra farci spazio. appena iniziamo a camminare cominciano i lacrimogeni e i proiettili (di gomma?), arretriamo. abbastanza distanti, passato il panico decidiamo di fermarci. la polizia avanza e mi vedo passare una bomba di peperoncino sopra la testa. tutti cadiamo a terra. corriamo sul suono delle bombe che non cessa finchè arriviamo alla concentrazione di persone che era rimasta indietro. dicono che hanno bloccato un’uscita, un’altra è un cul de sac (“non entrate, stanno assaltando tutti”-e in questo caso non era la polizia). alcuni sono riusciti ad arrivare alla prefettura, ora è impossibile. aspettiamo. il suono delle bombe piu vicino, andiamo nella direzione opposta. siamo in pochi, un blocco della polizia comincia a lanciarci lacrimogeni. corriamo, una amica fa entrare tutti nel suo palazzo, dove troviamo altre persone rifugiate. dal cortile soprelevato si vede la strada, cerchiamo di capire cosa succede. una bomba esplode di fronte a noi. 5 secondi e arriva il peperoncino, corriamo dall’altro lato del cortile. un ragazzo in terra, si sente male. a turno saliamo nell’appartamento. telegiornali: rio, sao paulo, brasilia, belo horizonte..dicono che è pacifico (solo poi, parlando con amici di la, scopro che non lo è stato per nulla). non parlano di salvador (se non per commentare l’inaugurazione dello stadio e la partita che si sta svolgendo in questo esatto momento). dalla finestra una buona visuale. tra i palazzi lampi di bombe, persone che corrono da un lato e dall’altro. il peperoncino arriva fino al 5 piano e chiudiamo le finestre. non possiamo uscire. scendo e cerco di capire cosa sta succedendo nel resto della città. la prefettura (che prima sembrava tanquilla) è un casino, av. 7 è in fiamme, stanno distruggendo Vitoria e Campo Grande. continuando a manifestare in Ondina, pare tranquillo. non possiamo uscire, non passano taxi ne bus, sono abituata al suono delle bombe. messaggio: “non andate in vitoria, campo grande, ondina, barra”. il corteo rimasto è stato bombardato, pare abbiano lanciato un lacrimogeno all’interno di un bus. dicono che è morta una ragazza (non sono ancora riuscita ad averne la certezza). chiamate. chiamate. quasi tutti rifugiati in case di amici.

attesa.

non si sentono piu bombe, la partita è finita. in un gruppo di 10 decidiamo di uscire. quasi apocalittico. fuochi qua e la, qualsiasi cosa per strada. ma è tranquillo. ci dividiamo, e passando per le vie vuote e devastate arriviamo in casa.

 

http://www.youtube.com/watch?v=Coa_Oz8hpfU

http://www.youtube.com/watch?v=A7CI9CNr-18

PRESIDIO ANTIFASCISTA

PRESIDIO ANTIFASCISTA SABATO 25 MAGGIO H. 14.00 PIAZZA XIII MARTIRI – LOVERE

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False Commemorazioni, Nostalgie Vere

Ancora fascisti nel paese dei XIII Martiri Partigiani

 

C’è chi crede che la lotta contro il fascismo sia finita il 25 aprile 1945.  I fatti e la storia dimostrano che non è così, tanto che oggi le nostre piazze e le nostre strade sono ancora infestate da loschi figuri che non si vergognano a richiamarsi a questa becera e triste ideologia.  Loschi figuri che annaspano per tornare a galla con il pretesto della nostalgica commemorazione di due repubblichini della legione nera Tagliamento, giustiziati dai partigiani all’indomani della fine ufficiale della seconda guerra mondiale. Vorrebbero farlo il 25 maggio sul lungolago di Lovere. Paese che ospita la stele in ricordo dei XIII Partigiani uccisi proprio dalla legione Tagliamento.

La legione Tagliamento si era resa responsabile di nefandezze, soprusi, violenze e rappresaglie contro le formazioni partigiane e la popolazione della zona. Quello che oggi questi fascisti celebrano sulle rive del lago non è solamente la memoria dei loro assassini morti, ma un’ideologia con cui l’Italia non è mai riuscita a saldare i conti, dall’amnistia all’MSI e dallo stragismo degli anni ’70 fino agli squadristi del terzo millennio. Ideologia che viene riutilizzata ogni qualvolta al potere serve soffocare spinte al reale cambiamento. Lo vediamo oggi anche in Grecia dove formazioni dichiaratamente neonaziste, vedi Alba Dorata, forti della paura generata dalla crisi e della protezione degli apparati dello Stato, propongono finte soluzioni alle ricette della troika e alle politiche di austerità e macelleria sociale imposte dal capitalismo.

Di fronte a questa crisi il fascismo non può essere una soluzione, ma rappresenta una parte del problema.

Oggi come ieri i fascisti creano falsi nemici identificandoli sulla base della provenienza nazionale, della razza, della cultura o dell’orientamento sessuale, nascondendo così l’unico reale conflitto che questa crisi ha palesato: quello tra sfruttati e sfruttatori. Oggi come ieri i fascisti riciclano parole d’ordine, temi, simboli, battaglie che a loro non appartengono e non sono mai appartenute, con il solo scopo di rendersi presentabili agli occhi di un’ opinione pubblica che invece è alla ricerca di un reale cambiamento e che ancora reagisce con un moto di ripulsa davanti alla parola “fascismo”. E’ così per esempio che personaggi dichiaratamente antifascisti come Che Guevara o Peppino Impastato, entrano nel calderone della loro iconografia distorta.

 

I fascisti attuali hanno imparato dai nonni il culto del capo, della forza, l’obbedienza cieca alle gerarchie di branco e l’uso politico di una violenza fatta di pestaggi, intimidazioni, sempre pronti a farsi forti con i più deboli e mai con i potenti. Il fascismo contemporaneo condivide con quello storico il mito della famiglia patriarcale – in cui un padre padrone ha diritto di imporre la sua volontà anche con la violenza –  nega le libertà sessuali, i diritti delle coppie gay, il diritto ad autodeterminare le scelte riguardanti il corpo, dall’aborto all’eutanasia.

 

Il fascismo insulta la memoria storica di questo paese e dei partigiani che hanno combattuto per liberarlo: ieri li chiamava banditi, oggi traditori e assassini. Non esitano, i camerati che oggi fingono di piangere i loro morti, a sfregiare il ricordo della Resistenza e della Liberazione dal nazifascismo, come è avvenuto il 25 aprile dello scorso anno alla stele dedicata ai 13 Martiri di Lovere.

Proprio la piazza intitolata ai 13 partigiani vorremmo diventasse simbolo di una nuova lotta di liberazione: dai partigiani abbiamo imparato che solo mettendosi in gioco in prima persona si conquista il diritto alla propria libertà e noi combattiamo contro un futuro fatto di precarietà, povertà e disoccupazione.

Essere antifascisti oggi vuol dire rifiutare una guerra tra poveri che avvantaggia sfruttatori, capitalisti e banchieri. Significa lottare contro ogni discriminazione di genere, di cultura, di provenienza nazionale. Significa portare avanti i valori della Resistenza e negare spazi di agibilità politica a tutti i fascismi, qualunque sia la maschera che di volta in volta indossano.

Essere antifascisti oggi vuol dire lottare ogni giorno per l’uguaglianza sociale, costruire luoghi, spazi e forme di socialità liberata da logiche autoritarie, difendere le proprie vite e i propri territori dalla speculazione e dallo sfruttamento.

Fino a quando questi spettri in camicia nera si aggireranno per le nostre strade richiamandosi a ideologie di violenza e repressione, siamo tutti chiamati a non abbassare la guardia e ad usare le nostre intelligenze e i nostri corpi per impedire ogni loro tentativo di tornare a galla.

Sabato 25 Maggio 2013 Presidio Antifascista a Lovere, Piazza XIII Martiri, H. 14. Nessuno spazio ai fascisti.

Antifascisti Camuni

 

Gestazione, nascita e crescita della Palestra Popolare Valcamonica

Durante la festa di Radio Onda d’Urto lo stand dei camuni come sempre si anima e si riempie di loschi figuri. Ci sono i compagni della radio, da sempre presenti dietro quelle spillatrici e nobili rappresentanti della valligianità, ci sono alcuni giocatori e tifosi della Kamunia Paranoika, squadra di calcio e progetto di sport dal basso, e alcuni ragazzi del kag, kapannone autogestito che da tempo anima le serate dalle nostre parti. Insomma quello stand diventa crogiuolo di molte delle esperienze politiche e sociali che si sono espresse negli ultimi anni dentro ai confini camuni.

Tra una birra e l’altra qualche giovane sognante inizia a progettare la nascita di una palestra popolare. Un luogo in cui le competenze di pochi vengano messe a disposizione di tutti. Non per lucrarci, ma per il piacere di condividere un percorso e sviluppare alternative ai modelli sportivi dominanti in questa società. Uno sport popolare: la possibilità di apprendere condividendo principi e obiettivi politici, oltre a sudore e spogliatoi.

La festa volge al termine, i rapporti sono maturati e una volta tornati a casa si lancia un primo appuntamento: una riunione per contarci. La partecipazione è sopra le aspettative, ma c’è un però. Tutti ad organizzare pochi ad allenarsi, c’era da aspettarselo. Col tempo uno zoccolo duro continua ad incontrarsi, l’allenatore macina 200 km tutte le domeniche, i soldi non ci sono ma comunque si prosegue. Siamo a febbraio, sei mesi dopo che l’idea è stata partorita, e possiamo dire che ce l’abbiamo fatta. La palestra è in splendida forma: una festa ha rimpinzato le casse, i numeri sono cresciuti, gli allenamenti sono raddoppiati e l’umore è alto.

boxe

La boxe è una roba seria, prenderla sottogamba significa prendere un sacco di botte. Lo sport popolare, nonostante l’idea che si può sviluppare di esso, non è uno sport all’acqua di rose e far parte di una palestra o di una squadra di calcio non significa non allenarsi o non prendere seriamente le cose. L’esperienza della kamunia ce l’ha insegnato: cinque anni di vita hanno dimostrato come nei momenti in cui l’impegno atletico profuso era ad un buon livello anche l’aggregazione e la capacità di veicolar messaggi davano i loro frutti. Qui non si tratta di diventare celebrità, qui si tratta di sapersi difendere ed attaccare quando necessario. Non siamo buonisti e nemmeno siamo amici di tutti. Vincere e perdere fanno parte della natura umana e delle nostre vite, per fortuna. Il distinguo sta in cosa si vince e cosa si perde. Forse la palestra popolare serve anche a questo: provare, attraverso il sudore, a vincere le paure e alla fine trovarsi con nuovi legami e nuove situazioni in cui far diventare realtà i progetti che sembravano solo utopia.

Lunga vita alla palestra popolare. Ce n’est qu’un début, continuons le combat.

 

 

Radio onda d’urto intervista un tifoso paranoiko

Qui ( http://vallecamonica.radiondadurto.org/files/2012/12/trasmissione-valcamonica-novembre1.mp3 ) potrete sentire l’intervista realizzata da Radio onda d’urto a un tifoso della Paranoika andata in onda a novembre e che solo ora ci ricordiamo di pubblicare.

p.s. vi consigliamo di ascoltare l’intera trasmissione che tocca temi molto interessanti e di seguire la redazione locale di Valle Camonica a questo link http://vallecamonica.radiondadurto.org/

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