*(ovvero un po’ di sana retorica prepartita)
Sabato 6 aprile alle 17.00 sul campo di Volpino la Kamunia Paranoika si dovrà battere per la partita d’andata del primo turno dei play-off. “Salvetti Salvalaspongada” è la formazione che proverà a sfondare le mura del castello di Volpino per conquistare lo sbocco al secondo turno. Nonostante il dolce nome, la formazione edolese si presenta come un aspro avversario: 13 punti in più accumulati durante il campionato e un più 6 di differenza reti (la K*P segna un impietoso -19).
La strada che ci ha condotto fino qua è stata irta di difficoltà. Abbiamo dovuto sfondare muri che noi stessi ci siamo costruiti e, soprattutto nelle ultime partite, abbiamo avuto una pesante involuzione, sul piano del gioco, dei risultati, della partecipazione, dell’impegno. Le nostre belle speranze di segnare il record di punti, di finire nella parte alta della classifica e, forse anche solo, di mostrare il nostro vero valore si son sciolti come neve al sole, lasciando dietro di sé una scia di nervosismo e malumori. Siamo senza dubbio nel punto più basso della nostra vita di squadra dall’inizio della stagione ad oggi ed è proprio adesso che ci troviamo davanti ad una partita da dentro o fuori. Ora noi siamo in fondo ad un maledetto pozzo ma possiamo ancora decidere che cosa vogliamo fare: se vogliamo rannicchiarci in fondo a questo fosso ed aspettare qualcuno che, caritatevole, venga a darci il colpo di grazia; oppure se vogliamo scalare le pareti del pozzo verso quella luce che vediamo là in cima con le unghie, con i denti e soprattutto con l’aiuto dei nostri compagni di squadra, della nostra torcida, di tutti quelli che da lontano penseranno a noi che combattiamo su quel campo. Quello che dobbiamo fare, signori, non è nient’altro che una scelta: lottare o perdere.
Nel calcio, come nella vita, a fare la differenza sono le piccose cose, i dettagli: un movimento fatto troppo presto e l’avversario ci salta, uno fatto troppo tardi e non raggiungeremo più il pallone; una voce non data al compagno per avvisarlo dell’uomo che arriva e la squadra subisce gol. In ognuna di queste piccole cose ci passa la grande differenza tra la vittoria e la sconfitta, così nel calcio come nella vita. E allora non dobbiamo distrarci, mai. Non dobbiamo dimenticare mai di mettere in ogni piccolo ed apparentemente insignificante gesto il nostro desiderio di vincere. Questo lo dobbiamo a noi stessi ed ai nostri compagni, che faranno la stessa identica cosa per loro stessi e per noi.
La storia ci ha insegnato che quelle che si credevano essere le battaglie decisive di una guerra a volte non sono state altro che una battaglia in più. Allo stesso modo ci insegna che in ogni piccola ed apparentemente insignificante battaglia si nasconde il segreto della vittoria finale. Quella di sabato forse è la nostra Frankenhausen, la nostra Caporetto o la nostra Stalingrado, in qualunque caso è la nostra ultima occasione per dimostrare chi siamo; non potremo mai arrivare a nessuna battaglia campale se non vinceremo la sfida di domani.
Perciò, signori, ora vi chiedo: che cosa volete fare?
io mi associo alla citata importanza dei dettagli. a sette è il minimo rimpallo che ti fotte, per questo la concentrazione dev essere a 1000. e poi mi associo con “Questo lo dobbiamo a noi stessi ed ai nostri compagni, che faranno la stessa identica cosa per loro stessi e per noi”. Questa frase ha fatto centro: ogni volta che un giocatore ricevendo la palla fa un qualcosa che è più per sè stesso che per la squadra rende la metà, e fa sì che la squadra renda la metà. io personalmente ho fatto mio questo concetto solo nella teoria.
Quindi uno per tutti, tutti per UNA.
(la Kamunia!)
fino alla fine Kamunia Paranoika! Non si molla un cazzo! vogliamo vedere tutti sugli spalti, vogliamo vedere i giocatori sputar sangue, vogliam ossa rotte, calci sulle gengive, birre stappate con i denti, fumogeni bruciare sotto la pioggia e …
IL ROSSO SULLA MAGLIA E NEL BICER, NON TIFO PER GLI SQUADRONI MA TIFO TEEEEE … ALEEEE KAMUNIA ALEEEEEE
VINCERE PORCO DIO.